Il prezzo della pace

Ha un prezzo la pace? Ma soprattutto riuscirà il mondo a rinunciare alla guerra o proseguirà verso la propria autodistruzione? A chiederselo, firmando insieme ad Albert Einstein il manifesto per il disarmo nucleare, fu nel 1955 il filosofo Bertrand Russell. Oggi, la stessa domanda è posta da Papa Francesco, il quale durante i riti per la celebrazione della Santa Pasqua è tornato a invocare l’immediata cessazione delle ostilità in Ucraina. Un conflitto che sta mietendo morte, distruzione e che fin dall’inizio ha suscitato la ferma condanna da parte del Santo Padre. Per Francesco è, infatti, scandaloso che si ricorra ancora alla guerra per affermare i propri diritti e le proprie pretese territoriali. Specialmente per gli orrori di cui ogni guerra è fonte inesauribile. Da qui, l’invito del Sommo Pontefice alla Comunità Internazionale affinché  si prodighi  per risolvere la crisi in atto, evitando ulteriori spargimenti di sangue innocente. Sangue che ormai ricopre interamente il Creato, essendo assai numerosi i conflitti che attraversano il Globo. Dalla Siria alla Libia, dal Sahel all’Afghanistan è un susseguirsi di battaglie che restituiscono il quadro, per dirla con le parole di Francesco, di una guerra mondiale a pezzi. Tuttavia, in tutta questa devastazione, il commercio e la produzione di armi non ha fatto altro che aumentare. Nel solo 2021, quindi ben prima dell’inizio della guerra in Ucraina, la vendita di armi è aumentata dell’1,6%, circa tre decimali in più rispetto all’anno precedente. Complice poi il deteriorarsi delle relazioni fra Europa e Russia, si è registrato un notevole incremento di importazioni di armi dagli Usa. Export che, secondo gli esperti, renderanno negli anni a venire il Vecchio Continente la santabarbara dell’Occidente. Tale corsa al riarmo( e ciò sta già accadendo) costringerà inoltre i governi ad aumentare la spesa militare, minando un equilibrio sempre più fragile. Soprattutto per l’entità delle armi e delle tecnologie impiegate. Come i missili ipersonici, capaci di viaggiare a una velocità cinque volte superiore a quella del suono e senza essere intercettati dai radar. Peraltro, tali missili di nuova generazione sono stati adoperati a marzo scorso, nell’ambito di una esercitazione in Australia da parte dell’Aukus ( alleanza militare fra Usa, UK e Australia). L’esercitazione, secondo il Financial Times, ha avuto come obiettivo quello di dissuadere le pretese espansionistiche di Pechino nel Pacifico orientale. Tuttavia, è evidente che si è voluto mandare anche un messaggio inequivocabile alla Russia. I due paesi, infatti, sono maggiormente uniti adesso che prima e ciò apre la porta a profondi cambiamenti geopolitici. Dovremo, quindi, come già accaduto con il Covid, abituarci a un nuovo tipo di normalità. Quotidianità che, oltre a sconfessare il mito della globalizzazione, risentirà nei prossimi decenni di un costante richiamo alla necessità di armarsi per difendere i propri interessi vitali. Sarà, allora, per questo motivo che il monito rivolto dal Papa al Mondo non può essere preso alla leggera. Sbaglia, difatti, chi intravede nelle parole del Pontefice una dichiarazione politica che strizza l’occhio ai pacifisti o, peggio ancora, ai sodali di Vladimir Putin. Più che altro, perché il richiamo del Santo Padre rischia davvero di restare un autentico grido nel deserto ignorato da tutti. Pertanto, in riguardo a ciò, non si può che convenire che in un mondo in cui la parola di Dio non viene più ascoltata, dove il fragore delle armi prevale sul dialogo fra le genti, la pace assume un valore decisivo. Un valore che non ha prezzo, perché si stima in ogni istante di ogni giorno della nostra vita.                                                                                                                                     Articolo di Gianmarco Pucci

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