Stati confusionali

Domenica si sono svolti, dopo tanti rinvii, gli stati generali del M5S. Il Movimento, che allo stato attuale rappresenta la principale forza politica presente in parlamento e nel governo, ha colto l’occasione del congresso per analizzare la propria situazione e fare il punto su un  futuro che non sembra più tanto roseo  dopo gli scarsi risultati conseguiti alle ultime elezioni amministrative. Nel dibattito che è seguito alla relazione introduttiva del reggente, Vito Crimi, si sono riproposte poi le divisioni che ormai da mesi sferzano il Movimento. Uno scontro tra governisti e ribelli che ha investito anche alcuni dei capisaldi del programma originario del movimento fondato da Beppe Grillo come il vincolo del doppio mandato , il nodo delle alleanze e soprattutto la guida del M5S. Al termine dei lavori si è optato per una sintesi fra le varie posizioni emerse nel congresso, stabilendosi il limite di due mandati per le candidature, il no ad alleanza non programmatiche e l’assegnazione della guida del Movimento a un organo collegiale. Tuttavia, questo non ha dipanato la confusione che aleggia nel partito e che registra pesanti ripercussioni anche nell’attività di governo. Infatti, in questi ultimi tempi si è visto come il governo  di Giuseppe Conte abbia drammaticamente tentennato davanti all’impennata di contagi da Coronavirus, rendendosi responsabile di diatribe di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Ciò è avvenuto, in particolar modo, nel rapporto con le regioni, che hanno approfittato della debolezza del governo per far pesare la loro influenza  nell’adozione delle misure sanitarie anticovid. Un fatto increscioso che non solo getta un ombra sull’operato di alcune giunte regionali, ma che ha reso ancora più urgente la necessità, trascorsa l’epidemia, di mettere mano alla  riforma del Titolo V della Costituzione e alla distribuzione delle competenze fra Stato e regioni.  Lo scontro non ha, comunque, riguardato solo il governo e le amministrazioni regionali , ma anche il dibattito parlamentare. In questi mesi si è assistito  a un ostruzionismo ingiustificato da parte di alcune forze politiche dell’opposizione, che nel chiaro intento di portare acqua al loro mulino hanno più volte cambiato posizione, rendendosi un giorno disponibili a dialogare con il governo e un altro giorno criticandolo aspramente. Certamente il governo non ha brillato per compostezza ed efficienza, ma è anche vero che in un momento tragico come quello attuale ci si sarebbe aspettato tutt’altro atteggiamento  da parte dell’opposizione. Da tale linea di condotta si è, tuttavia, smarcata Forza Italia, avendo Berlusconi offerto al governo collaborazione in parlamento al fine di superare la grave crisi sanitaria in atto. Un’offerta che, però, sembrerebbe celare , malgrado la decisa smentita dei diretti interessati, un progetto più ampio della semplice cortesia istituzionale, circolando da tempo in Transatlantico voci relative a un possibile ingresso di Forza Italia nella maggioranza di governo. A prescindere  o meno dal verificarsi di un tale mutamento nella compagine governativa, a spiccare continua ad essere la deplorevole leggerezza con cui la classe politica italiana affronta la pandemia. Leggerezza che non fa che generare confusione e smarrimento, mettendo in risalto le tante discrepanze presenti nel nostro paese. Emblematico, a tal proposito, è stata la gestione commissariale della sanità in Calabria, dove negli ultimi giorni si sono succeduti ben tre diversi commissari poi dimessisi a causa dell’inettitudine a ricoprire l’incarico. Un ignobile balletto che risulta secondo solo al teatrino di una politica sempre più vittima di spinte schizofreniche, in cui ciò che si dice viene drasticamente smentito da quello che poi si fa concretamente. Ciò nonostante si continuano a celebrare stati generali, che nulla hanno vedere con quelli della Francia di Luigi XVI, ma che non fanno altro che accrescere la percezione dello stato confusionale di chi oggi ha responsabilità di governo. Confusione che i cittadini pagano in prima persona ogni giorno che passa.                                                                                                                                                                                                                                        Articolo di Gianmarco Pucci 

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