Storie di ordinaria follia

Nella notte fra Sabato e Domenica, a Colleferro, piccolo comune a sud di Roma, si è verificato l’ennesimo , spiacevole fatto di sangue che ha visto per protagonista un giovane di poco più di vent’anni, rimasto vittima della violenza di un gruppo di coetanei. Il giovane ,Willy Monteiro Duarte,di origine Capoverdiana , è morto in ospedale in seguito ai calci e ai pugni ricevuti dai componenti del branco, posti in stato di fermo  dai carabinieri  subito dopo l’aggressione. Gli aggressori , non nuovi a episodi di violenza, non si erano mai spinti fino al punto di uccidere, sebbene chi in paese li conosce bene afferma che questa era una tragedia, purtroppo, annunciata. L’opinione pubblica si è in particolare scagliata contro i capi del gruppo,  i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, di 26 e 24 anni, conosciuti in zona per il loro temperamento brutale e per i loro precedenti penali( lesioni e spaccio di droga). Subito dopo la notizia del loro arresto, infatti, I social dei due fratelli sono diventati bersaglio di minacce e insulti, rivolte anche ai loro familiari e alla compagna di uno dei due, che fra l’altro è anche incinta. Odio chiama odio ,insomma, in un mondo sempre più interconnesso la realtà virtuale è diventato il luogo in cui si coagula la rabbia e si manifesta il lato più bestiale dell’animo umano. Ciò vale sia per gli assasini che per gli hater, che giudicano e condannano nascosti dietro una tastiera, omettendo di porsi, risucchiati nel vortice del proprio livore, due domande fondamentali: chi erano queste persone? Perché hanno fatto questo? Da ciò che si evince dai loro profili social, emerge il ritratto di una gioventù bruciata, figlia di una società malata la quale idolatra l’io in ossequio a un ideale estetico tanto effimero quanto feroce. Tatuaggi, palestra, macchine e vestiti firmati compendiano il desolante vuoto a perdere della vita di costoro, vite senza scopo per cui anche la violenza finisce per perdere significato. Ma in tutto ciò dove finiscono le loro colpe e iniziano le responsabilità della società che li ha allevati? Perché è certo che loro, rei di aver commesso il più atroce degli abominii, non sono sicuramente nati in questo modo ma lo sono diventati. In nome di un artificioso progresso negli ultimi decenni si è privato l’uomo dei suoi punti riferimenti, lo si è fatto diventare un automa che assorbe tutto ciò che viene propagandato dai Media e quindi anche i suoi modelli più volgari e diseducativi. Basta accendere la tv, ascoltare la radio o qualsiasi altra fonte di informazione per rendersi conto che la violenza  è ovunque, propagandata e amplificata fino alla nausea, fino a renderci insensibili al dolore. Homo homini lupus dicevano i Latini e questo è diventato propriamente il paradigma in cui si declina il nostro mondo. Infatti, senza più un principio etico e morale che lo guidi, senza più vincoli affettivi e familiari, l’uomo da essere razionale si tramuta in bestia,rendendosi reo delle più inaudite scelleratezze. In tale contesto , ciò che avvenuto a Colleferro non è altro che il sintomo di un male molto più complesso, una storia di lucida e ordinaria follia da cui traspare il ritratto di un umanità afflitta da un profondo malessere esistenziale. Malessere di fronte al quale l’uomo è sempre più impotente, smarrito perchè non in grado di percepire e quindi discernere ciò che è positivo da ciò che è per lui nocivo. È  in buona sostanza un problema culturale come ha sottolineato di recente anche Openpolis che, nell’analizzare le cause del disagio sociale , ha evidenziato come scarsa istruzione e povertà siano fra i principali fattori del degrado e dell’induzione al crimine. Il sonno della ragione genera mostri, dunque, e l’ignoranza è uno di questi e tocca allo Stato combatterla nel modo più efficace possibile. Difatti, sempre nello studio che è stato pubblicato si faceva appello alle Istituzioni affinché intervengano nel modo migliore  a ridurre le disuguaglianze sociali e a contrastare, con norme adeguate, la piaga dello spaccio di droga,  la quale ha assunto proporzioni spaventose nel nostro paese anche a causa dello sfruttamento di esso da parte delle mafie. Motivo quest’ultimo più che sufficiente per non sottovalutare il problema e per contribuire a  riaffermare ,cristianamente , la superiorità della forza creativa della vita su quelle che Fromm definiva  le pulsioni di morte.

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