Due mondi molto vicini

Venerdì 16 Ottobre, la FAO, organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha festeggiato, nella sua sede di Roma, 75 anni di attività. La cerimonia, coincisa quest’anno  con la giornata mondiale dell’alimentazione, si è svolta in videoconferenza  a causa dell’emergenza Covid e ha visto la partecipazione di personalità di spicco delle istituzioni e del mondo dell’associazionismo. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l’occasione ha inviato un videomessaggio in cui ha ricordato come quello che stiamo vivendo è un momento di scelte decisive per l’intero pianeta, laddove senza un serio impegno globale basato sul rispetto dell’attività agricola e l’uso responsabile delle risorse naturali non sarà possibile assicurare un sistema alimentare sostenibile nel prossimo futuro. Il capo dello Stato ha poi puntualizzato che senza un rafforzamento della cooperazione fra le nazioni, che coinvolga attori sia pubblici che privati, non si potrà efficacemente contrastare i problemi globali connessi allo sviluppo agricolo. Di qui l’auspicio di Mattarella affinché la Comunità Internazionale riscopra il senso profondo dei beni preziosi che la terra ci offre al fine di condividerli e custodirli per le future generazioni. L’appello del Presidente della Repubblica ha fatto da contraltare al duro monito del Papa, il quale ha denunciato come la distribuzione diseguale  dei frutti della terra sia non solo una tragedia, ma una vera vergogna. Secondo il Santo Padre essa sarebbe dovuta ai pochi investimenti effettuati nell’agricoltura, alle conseguenze dei cambiamenti climatici e ai conflitti presenti in molte aree del globo che bruciano ogni anno tonnellate di generi alimentari. Proprio questi ultimi due fattori, secondo gli ultimi rapporti diffusi dalle agenzie ONU, sarebbero fra le principali cause dell’aumento della fame nel mondo nell’ultimo triennio ( 821 milioni di persone ovvero un abitante su nove dell’intero pianeta). Le oscillazioni climatiche stanno, infatti, influenzando l’andamento delle piogge e delle stagioni agricole, dando anche luogo a fenomeni meteorologici estremi come siccità e alluvioni che danneggiano gravemente la produzione. Questi fenomeni sono poi alla base  della crescente piaga della denutrizione in molte zone del mondo, specialmente in quelle aree dove l’economia è ancora legata a sistemi agricoli tradizionali. Tuttavia, questo fenomeno che riguarda principalmente Sud America e Africa( e in misura minore l’Asia) rischia di non risparmiare nemmeno noi che viviamo nell’emisfero nord, poiché l’aumento sproporzionato delle temperature, alterando il grado di acidità delle piogge, arrecherà danni irreparabili alle culture di sussistenza come grano, riso e mais. Se si aggiunge poi che i danni all’ agricoltura contribuiranno a ridurre la disponibilità di cibo, favorendo un aumento indiscriminato dei prezzi dei beni alimentari e la creazione di oligopoli sul mercato, si comprende perché Papa Francesco ha affermato che quello della fame è una vergogna mondiale. Tuttavia, quando si parla di malnutrizione non si deve credere che ciò riguardi solo la denutrizione, essendo in crescente aumento, in molte aree del Nord America e dell’Europa Settentrionale, l’opposto fenomeno dell’obesità. Anche in questo caso  il prezzo elevato dei generi alimentari, dovuto a un difetto evidente nella catena di distribuzione delle risorse, che premia sul mercato  i grandi produttori a discapito di quelli piccoli, non permette a molta gente di accedere a un cibo per loro più salutare. Risulta, allora, evidente come si sia in presenza di un problema unitario, che a seconda delle condizioni assume una veste diversa, avvicinando due mondi lontani ma al contempo molto vicini. Un problema che pare, in definitiva, trovare il proprio comune denominatore  nell’aumento della povertà, nella diminuzione del redito medio pro capite e nella perdita del potere d’acquisto delle valute nazionali.  Non a caso, proprio la FAO ha segnalato come ormai da anni casi di obesità e denutrizione si verifichino indifferentemente tanto nei paesi ricchi che in quelli più poveri della Terra. Una chiara prova, dunque, della globalità del problema  e che come tale non può essere più ignorato da nessuno. Specialmente se si pensa che con il passaggio della Pandemia da Covid 19, la quale ha ingrossato le fila dei nuovi poveri, queste discrepanze saranno destinate a crescere. Sempre più persone, difatti, stando ai dati forniti dalla Caritas, rimaste  senza  lavoro  si affollano davanti alle mense sociali , elemosinando quel cibo che in tanti ancora sprecano. Occorre, dunque, un cambiamento radicale delle politiche alimentari che consenta l’accesso a un cibo sicuro e di qualità per tutti, privilegiando quelle filiere più sensibili a questi valori nutrizionali. Un sistema che favorendo l’agricoltura di piccola scala anziché quella intensiva praticata dalle grandi multinazionali dell’agroalimentare, rimetta al centro i diritti umani e la salvaguardia dell’ambiente. A onore  del vero sembra, comunque, che nella Comunità Internazionale  sia cresciuta la consapevolezza verso questo problema. Ne è una prova il conferimento del premio Nobel per la pace 2020 al programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite finanziato proprio dalla FAO. Un importante riconoscimento che non manca di evidenziare come senza cibo sufficiente per tutti non vi può essere prosperità e senza prosperità non vi può essere nemmeno la pace nel mondo.                                                                                               Articolo di Gianmarco Pucci 

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