Il fantasma del Natale prossimo

Dopo essere stato definito un fantoccio e un corrotto, ora Joe Biden è diventato il “Grinch”, lo spettro nemico del Natale a stelle e strisce. Questa è l’ultima accusa rivolta da Donald Trump all’avversario democratico, incapace secondo lui di gestire l’emergenza pandemica nel paese meglio di se stesso e della sua amministrazione. Secondo Trump, infatti, Biden “l’assonnato” è un inetto sotto tutti i punti di vista, un uomo di carta della sinistra radicale che vuole distruggere il “Sogno Americano”. Fin qui nulla di nuovo, essendo Trump famoso per i suoi modi diretti e spregiudicati non sorprende che pur di vincere il prossimo 3 di Novembre ricorra a tutti gli espedienti possibili per denigrare chi non lo compiace. Uno stile polemico e sopra le righe che, tuttavia, denota un certo nervosismo, forse dovuto ai sondaggi che lo danno perdente rispetto a Biden. Nervosismo affiorato in questi giorni anche sui social e nei rapporti con la stampa, ritenuti dal presidente faziosi e bugiardi, con una spiccata attitudine a diffondere “fake news”. L’ultima a farne le spese è stata Kristen  Welker, giornalista del Nbc che modererà il secondo e ultimo dibattito elettorale   fra Trump e Biden  nella giornata di domani e ritenuta dal Tycoon straordinariamente di parte. Trump ha poi criticato in questi giorni il provvedimento annunciato dalla Commissione per i dibattiti presidenziali, che prevede di silenziare il microfono del candidato che interrompe l’altro contendente, al fine cioè di evitare il ripetersi di quanto avvenuto la scorsa volta su Fox tv. Biden, invece, forte della crescita dei consensi, parlerà oggi a Philadelphia, in Pennsylvania, uno degli stati in bilico che potrebbero fare la differenza in questa tornata elettorale così imprevedibile. Atteso, per ricompattare una base democratica smarrita e demoralizzata , L’intervento di Barack Obama allo scopo di incentivare gli elettori a recarsi alle urne per votare il suo ex vicepresidente. Non è un mistero, infatti, che Biden sia visto con sospetto da una buona parte dell’elettorato liberal per via del suo passato e dei legami suoi (e della sua famiglia) con importanti lobby di Washington, motivo per cui il discorso di Obama è visto come indispensabile dallo staff del candidato democratico per rinvigorire la corsa alla presidenza. Proprio questi legami sono stati ripetutamente  denunciati in questi mesi da Trump e dai suoi collaboratori, per rimarcare le differenze fra il Tycoon e il senatore del Delaware. Ma se il tallone di Achille di Joe Biden sembrano essere i trascorsi della sua ultra quarantennale carriera politica, quello di Trump sembrano essere i guai con il fisco. Oggi, infatti, il New York Times ha rivelato che il presidente avrebbe un conto bancario in Cina, dove egli avrebbe pagato, fra il 2013 e 2015, quasi duecento mila dollari di tasse. Una sinistra ombra, dunque, lanciata sul chiacchierato miliardario ,divenuto l’uomo più potente del mondo, a meno di due settimane dalle elezioni. A infastidire ulteriormente il presidente Usa ci avrebbe, inoltre, pensato inaspettatamente la Corte Suprema, la quale ha ammesso la validità del voto per posta, duramente sospettata da Trump di coprire i brogli elettorali dei democratici. Più che una campagna per la presidenza sembra ormai di assistere a uno psicodramma, a una  telenovela stile Dallas o Dinasty. Uno show che, tuttavia, assume connotati ideologici e che rischia di far tremare paurosamente un sistema già pesantemente messo alle corde. Pertanto, in attesa del verdetto elettorale, mai così incerto come questa volta, non ci resta che sederci a guardare questo stuzzicante spettacolo, sempre che dalla telenovela non si passi al melodramma.                                                                                                                                                                  Articolo di Gianmarco Pucci

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