Se l’America piange, l’Italia non ride

Nella notte di Martedì, a Cleveland, Ohio, si è disputato il tanto atteso dibattito televisivo fra il presidente degli Usa Donald Trump e lo sfidante democratico Joe Biden. L’incontro, ospitato dalla rete conservatrice Fox Tv, sarà solo il primo dei quattro appuntamenti previsti prima del giorno delle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 3 Novembre. In verità, l’incontro, o forse sarebbe meglio dire lo scontro, non ha smentito i pronostici, i quali facilmente avevano previsto un dibattito molto acceso fra i due candidati alla presidenza. Solo che in questo caso si è andati oltre il consentito e alcune accuse che i duellanti si sono lanciate a vicenda erano davvero di pessimo gusto, gravemente diffamatorie per qualunque persona si fosse trovata al loro posto. Donald Trump, la cui rielezione secondo molti sondaggi è a rischio , pur di vincere non ha esitato a mostrare il suo lato peggiore, sfoderando una ferinità verbale che a stento il moderatore del dibattito, Chris Wallace, è riuscito a trattenere. Ha infatti esordito definendo Biden uno stupido, una marionetta in mano alla sinistra radicale e ha proseguito nei novanta minuti successivi ,mantenendo lo stesso tenore dialettico e lasciando attoniti tutti quelli che hanno avuto la sventura di sentire le amenità  che sono uscite dalla sua bocca. Tuttavia, proprio Biden, dal canto suo,  pur non dimostrandosi eccessivamente spigliato , è riuscito a rimanere sufficientemente lucido per replicare agli insulti di Trump, ripagandolo con la stessa meschina moneta( lo ha etichettato con i termini di bugiardo e clown). Nel prosieguo, il presidente Usa ha elencato, perfettamente in linea con il suo stile, i successi della sua amministrazione a partire della gestione dell’emergenza Covid, che lui continua a soprannominare “peste cinese” . Relativamente ad essa , Trump ha rivendicato per sé il merito di avere prontamente chiuso i confini, impedendo al virus di fare milioni di morti negli Usa. ha, inoltre, attribuito alle sue indubbie capacità manageriali i risultati, a suo dire positivi, dell’ economia Usa , dove il tycoon non ha mancato di evidenziare come  la disoccupazione sia scesa sotto la soglia  dell’ 8% nonostante  nel paese si viva la più grave tragedia sanitaria dai tempi della Sars. Fin qui nulla di nuovo: Trump ha recitato il ruolo che più gli è consono ovvero quello dell’uomo della Provvidenza che parla alla pancia dell’America profonda e si propone di salvarla dalla distruzione a cui i progressisti l’hanno indotta con le loro scelte scellerate. Indubbiamente è un ruolo che sostiene bene, ma che non convince più tanti, stanchi ormai della brutale retorica Trumpista. Ma se il presidente si è dimostrato un temibile lottatore televisivo, spregiudicato e pronto a tutto, l’assonnato Joe Biden, invece, ha comunque mostrato maggiore sicurezza riguardo al tema dei diritti delle minoranze e della lotta al razzismo. Ha , infatti,  accusato Trump di favorire il razzismo e le  divisioni all’interno della società americana, suscitando anche qui la dura reazione dell’avversario. Il presidente ha, infatti, glissato sui  suprematisti bianchi ,non condannandoli apertamente,  ma anzi ha  incolpato delle violenze la sinistra radicale. Quest’ultimo si è rivelato un autentico passo falso, tanto è vero che molti repubblicani hanno preso le distanze dalle dichiarazioni del presidente . Inoltre, egli  si è reso reticente, allorché il moderatore glielo  ha chiesto, nel fornire giustificazioni riguardo alla propria dichiarazione dei redditi, insolitamente bassa per un miliardario( solo 750 Dollari nell’ultimo anno). Trump ha risposto affermando genericamente di aver pagato milioni di Dollari all’erario e di aver usufruito degli sgravi fiscali messi a disposizione dall’amministrazione Obama di cui Biden era vicepresidente. Al contrario Biden , che negli ultimi minuti del confronto era riuscito a recuperare consistentemente rispetto allo sfidante, ha preso una clamorosa scivolata, incartandosi sulle vicende inerenti il figlio Hunter, accusato da Trump di essere un drogato che sfrutta l’influenza del padre per fare affari con i russi, da cui avrebbe  ricevuto in cambio  considerevoli donazioni per la campagna elettorale.  Il resto del comizio tv si è soffermato sui cambiamenti climatici, dove anche in questo caso, secondo gli analisti, Biden è andato meglio di Trump e soprattutto sulla nomina del giudice della Corte Suprema che dovrebbe sostituire Ruth Gingsburg, magistrato progressista morta il mese scorso. Donald Trump vorrebbe coprire la casella mancante, nominando un giudice ultraconservatore( Amy Coney Barrett), nomina che impensierisce l’opposizione democratica, perché sbilancerebbe eccessivamente a destra l’orientamento della Suprema Corte. La nomina avrebbe conseguenze anche nel caso in cui il risultato elettorale non dovesse profilarsi sufficientemente chiaro all’indomani del 4 Novembre, avendo già paventato Trump di ricorrere proprio alla Corte Suprema in caso di mancata rielezione per denunciare presunti brogli, che a suo dire, i democratici starebbero già perpretando. Al riguardo,  il Tycoon si è scagliato pesantemente contro il voto per posta, modalità non affidabile secondo lui per votare, ma che rischia di divenire l’unica praticabile se il Coronavirus dovesse tornare, nei prossimi giorni, oltre il livello di guardia. Complessivamente si può affermare che a trionfare in questo primo duello tv non è stata la cortesia o la pacatezza, ma la volgarità. Non  a caso è stato definito il peggiore della storia degli Stati Uniti d’America. Mai si era visto due candidati alla presidenza usare un lessico tanto prevaricatore e scurrile, tipico più di alcuni reality show come The Apprentice o  il Grande Fratello, che di una tribuna elettorale. Prova ne è che gli organizzatori, per evitare effetti indesiderati, fuorvianti per il pubblico, hanno deciso di correre ai ripari. Ma sarà sufficiente tutto questo a placare il clima di odio che sta caratterizzando questa singolare campagna elettorale? In verità ciò che avviene in tv non  è altro che lo specchio di ciò che avviene in un paese, fra la gente. In questo caso non si può negare che l’America e gli americani negli ultimi quattro anni siano molto cambiati, quasi avessero  subito un mutamento genetico. Chi vincerà a Novembre dovrà dare risposte concrete a un popolo disilluso e arrabbiato, attraversato da tensioni e conflitti sia razziali che sociali, che sono alla base delle violenze esplose, negli ultimi mesi, in molte città statunitensi. Tali fatti aprono una finestra su un futuro cupo per la democrazia a stelle e striscie. Un futuro che potrebbe compromettere il  ruolo degli Usa come prima potenza mondiale e il suo ruolo di nazione leader dell’Occidente. Ecco perché quello che avviene dall’altra parte dell’Atlantico non  può lasciarci indifferenti. Del resto, come dice un vecchio proverbio, se l’America piange, l’Italia non ride.                                                                                                                        Articolo di Gianmarco Pucci

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